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Due artisti nati a Venezia si firmarono col medesimo pseudonimo di "Canaletto" e dopo la morte furono confusi. Entrambi immortalarono i luoghi più belli d Europa: Antonio Canal (Venezia 1697-1768), zio e maestro, e Bernardo Bellotto (Venezia 1722, Varsavia 1780), allievo e nipote. Antonio Canal emigrò a Londra, Bernardo Bellotto partì per Dresda e visse gli ultimi quattordici anni della sua vita in Polonia. L'allievo e il maestro divennero rivali e non si rividero mai più. Bernardo prese dalla famoso zio Antonio Canal non solo il soprannome di Canaletto, ma ne conquistò anche i committenti, che venero attratti dalla maestria del giovanissimo allievo di Antonio. Una storia sconosciuta che ci fa scoprire i due maggiori maestri del vedutismo del settecento. Bernardo Bellotto nacque a Venezia il 20 maggio 1722 da una famiglia assai povera, se da un lato il padre Lorenzo venne arrestato e poi esiliato da Venezia, dall'altro , il figlio Bernardo si impose tra i pittori di corte più pagati del Settecento. Eppure morì pieno di debiti, amava il lusso. Seguendo i suoi viaggi per le corti d’Europa, esploriamo il più importante patrimonio architettonico e artistico europeo documentato nei quadri e scopriamo che alcuni luoghi non sono cambiati: il Palazzo Zwinger a Dresda, i palazzi Belevedere e Schönbrunn in Austria, alcuni luoghi ritratti a Venezia, Dresda, Roma, Verona, Monaco, Milano. L’ultima tappa del suo viaggio è Varsavia, dove giunse nell’inverno del 1767. L’incontro con l’ultimo re di Polonia, Stanislao I Augusto Poniatowski, illuminato mecenate degli artisti stranieri, lo spingerà a rimanere a Varsavia fino alla morte avvenuta il 17 novembre 1780, nella posizione privilegiata di pittore di corte. Qui Bellotto divenne testimone degli ultimi anni del regno di Polonia che nel 1795 sparì definitivamente dalle mappe europee fino alla prima guerra mondiale. Bellotto documentò la Varsavia barocca con una serie ventidue vedute straordinarie della città e quattro di Wilanòw, tesoro nazionale della Polonia (Castello Reale e il Museo Nazionale di Varsavia, partner del progetto). Questi dipinti ebbero una storia drammatica: portati in Russia dallo zar Nicola I, rientrarono in patria nel 1922, nel settembre 1939 vennero miracolosamente salvati dall’incendio del Castello Reale, per poi essere sequestrati dalla Gestapo nel 1940. Nel 1945 furono finalmente restituiti, giusto in tempo per divenire strumento essenziale per la ricostruzione di Varsavia. Gli architetti di allora infatti utilizzarono i quadri del Bellotto detto "il Canaletto" per riportare Varsavia, completamente distrutta, all'antico splendore. Il destino volle che molti dei suoi quadri venissero attribuiti erroneamente alla zio, maestro e rivale; solo recentemente si sono fatte più di 70 attribuzioni al Bellotto di quadri considerati del Canaletto eppure, ad una attenta osservazione, non e' difficile notare le differenze tra i due pittori, nei quadri del Bellotto si rivela una maggiore percezione della luce, del colore e della vita quotidiana dell'epoca. Grazie all’ausilio dell’altissima tecnologia di definizione fotografica di ultima generazione, entreremo nei quadri, rivelando dettagli altrimenti difficili da percepire . Attraverso un doppiaggio e sound design professionale e creativo, daremo voce alla miriade di personaggi assai caratterizzati che popolano i quadri del Bellotto e scopriremo la potenza narrativa dei suoi quadri, veri e propri racconti di vita dell'epoca. Brevi scene di ricostruzione ci riportano a quell'epoca in cui zio e nipote si contesero la scena del vedutismo internazionale. A Varsavia rimane la tomba del figlio e fedele assistente , Lorenzo Bellotto, morto prematuramente. La produzione sta contattando i maggiori esperti mondiali sull’opera del Bellotto che interverranno nel film e forniranno consulenza scientifica.
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