Per la nostra e vostra liberta'

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PER LA NOSTRA E VOSTRA LIBERTA’: regia, ceneggiatura e co produzione a cura di Elena de Varda, in co produzione con RAI STORIA. DUrata 60 min.
“PER LA NOSTRA E VOSTRA LIBERTÀ
” fu il grido di migliaia di Polacchi che combatterono in Italia durante la seconda guerra mondiale e che determinarono la vittoria di Montecassino, tappa fondamentale per la liberazione di importanti città come Ancona e Bologna e la conseguente presa di Roma. Storia assai conosciuta ai Polacchi ma poco nota agli Italiani, che pur avendo beneficiato della libertà e della democrazia conquistata grazie al decisivo contributo dei polacchi inquadrati nell’VIII armata britannica, poco o nulla sanno di questa vicenda e del controverso destino dei “fratelli polacchi”, che invece di ottenere la libertà meritata, furono costretti all’esilio, abbandonati al loro destino, in quanto nel frattempo il loro paese era stato ceduto alla dittatura di Stalin nell’indifferenza generale.

Questo film d Elena de Varda, produzione FILMLUX in collaborazione con RAI STORIA, ricostruisce l’incredibile viaggio di alcune persone che formarono il mitico II Corpo d’Armata Polacco che giunse in Italia in soccorso degli alleati sotto la guida del generale Anders. Un viaggio che parte dai gulag remoti della Siberia, dove più di un milione di Polacchi venne fatto prigioniero, per attraversare l’Iran, l’Iraq, la Palestina, l’Egitto ed infine giungere in Italia, ultima tappa di guerra.
Il generale Sikorski, capo del governo polacco in esilio a Londra, e il generale Anders convinsero Stalin nel 1942 a formare un esercito liberando una parte dei prigionieri polacchi detenuti in Siberia in condizioni terribili. Stalin, tradito dalla Germania nonostante il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop, bisognoso di uomini, fu costretto ad accettare e fu così che migliaia di persone, in parte anche civili,  vennero liberati. Confluirono nei campi di raccolta sovietici circa 100.000 polacchi, tra cui 20.000 bambini e altrettante donne che vennero imbarcati dal Mar Caspio e navigarono in condizioni orribili fino al porto di Enzeli (l’attuale Bandar-e Anzali),in Iran, paese che li accolse e dove venne organizzato l’addestramento.
I polacchi partiti dal Lager che riuscirono a sopravvivere al viaggio, vestiti di stracci e denutriti, ritrovarono in Iran una “seconda casa”: qui vennero assistiti, curati e pian piano addestrati.
Nessuno avrebbe creduto inizialmente che quegli uomini denutriti, che a mala pena si reggevano in piedi, sfruttati fino allo stremo nei campi di lavoro russi, sarebbero poi diventati dei validi soldati. Erano giovani e si ripresero in breve tempo.
Isfahan vennero istituiti degli orfanotrofi per i bambini in modo che potessero riprendere una vita normale, fatta di scuola, educazione, attività. Gli orfani erano circa 13.000 e molti continuarono a vivere nell’esercito. Le donne vennero addestrate per far parte dell’esercito ausiliario (addette ai trasporti, alle cure mediche, al vettovagliamento etc.). In Italia fecero scalpore le camioniste polacche che sotto le bombe attraversavano l’Italia per portare agli alleati munizioni e vettovagliamento.
Gli inglesi inizialmente protestarono per tutte quelle donne e quei bambini non previsti in un esercito, ma il generale Anders fu irremovibile, era l’unico modo per salvare loro la vita e toglierle dai lager. Anders, anch’egli detenuto nelle prigioni russe di Lubjankae poi liberato, accettò l’incarico di guidare questa nuova armata con gioia e determinazione e dalle sue lettere emerge come i soldati siano per lui parte della sua famiglia, una famiglia di 160.000 uomini, a cui si aggiunse un enorme orso di nome Wojtek(trovato e adottato in Iran e mascotte ufficiale del II Corpo d’ armata polacco). Alcuni soldati avevano appena 14 anni. QuandoWojtek crebbe e divenne un bestione da due quintali, i soldati riuscirono a convincerlo a dormire in una grande vasca da bagno.Stava volentieri coi soldati e si sedeva accanto a loro di sera per bere una lattina di birra o mangiarsi una sigaretta (non riusciva a fumare) e partecipava persino alle feste da ballo (esistono varie incredibili fotografie al riguardo). Nei pomeriggi liberi si divertiva a fare la lotta coi soldati più allenati senza fare loro neppure un graffio, era molto attento e vinceva sempre. Viaggiava seduto sul camion al fianco del guidatore facendo la guardia e osservando il paesaggio ed aiutava energicamente a caricare le munizioni sul camion quando necessario. In Italia scappò un giorno sulla spiaggia per farsi un bagno, spaventando alcune donne. Era un vero soldato e ancora oggi sia la stampa britannica che quella polacca lo ricordano e gli dedicano vari articoli. Ben 3 monumenti sono sorti in suo onore e dopo la guerra ricevette persino una medaglia al valore militare.

Nel 1947 la seconda armata polacca venne sciolta; i Polacchi risultarono vincitori al fianco degli alleati eppure per loro non esisteva una casa dove rientrare, dopo ormai 7 lunghi anni di esilio (dal 1939) e sacrifici in nome della libertà. Anche per Wojteknon ci fu una casa ad aspettarlo e non si sapeva come gestire quell’animale così intelligente, tenero ed ingombrante. Finalmente lo zoo di Edimburgo si offerse di accoglierlo. Venne internato nello zoo di Edimburgo dove morì nel 1963. Quando morì, depresso e chiuso nello zoo, lui abituato a stare sempre coi soldati, era così famoso che tutti i media britannici oscurarono le altre notizie per parlare di lui.

In Italia i polacchi vinsero la guerra al fianco degli alleati e stabilirono profondi legami che rinvigorirono l’amicizia italo polacca già decantata nei nostri inni nazionali. Sia l’inno nazionale italiano che quello polacco parlano dell’amicizia tra i due popoli “fratelli”. L’inno polacco nacque nel 1797 a Reggio Emilia, nello stesso anno e luogo dove era nato il tricolore:
-“Marsz, marsz, Dabrowski, Z ziemi wloskiej do Polski” (“marcia marcia Dabrowski, dalla terra Italiana alla Polonia”).

-“Già l’aquila d’Austria/ le penne ha perdute/ il sangue d’Italia/e il sangue Polacco/bevé col Cosacco/ma il cor le bruciò”.

Sotto il comando del II Corpo Polacco, inquadrato nell’Ottava Armata Britannica, combatté anche una formazione particolare: laBrigata Maiella, l’unico corpo partigiano accettato ufficialmente nell’esercito. Ancora oggi l’amicizia tra gli abruzzesi della Brigata Maiella e i pochi veterani polacchi sopravvissuti perdura nel tempo e rinsalda quell’antico e misterioso legame italo polacco ereditato già dai tempi del rinascimento, quando Bona Sforza, nipote di Ludovico il Moro, divenne regina di Cracovia.

L’esilio dei polacchi di Anders perdura fino ai nostri giorni ed ancora oggi, nonostante l’età avanzata, gli ex soldati di ANders vengono da varie parti del mondo per commemorare uno degli episodi più dolorosi della loro vita: la battaglia di Montecassino.

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